Le occasioni cadono ad un ritmo tutto loro, libero da leggi e numeri. Sarebbe facile altrimenti e mica si può pretendere di avere il controllo anche sulla casualità del nostro stupore, o della nostra fine. Che poi si sa, avviene sempre di lunedì. E nell’attesa che arrivi quell’attimo di salvezza, di rivalsa verso il tempo, non si può fare altro che sopravvivere. Allora tanti auguri, sono sempre consolatori in situazioni come queste.
Insomma, “Buona sopravvivenza“ come direbbero gli ZiDima nel loro ultimo lavoro. Questa volta le voci non provengono da una giara riparata da poco, ma da dodici canzoni di una bellezza rara, un po’ nostalgica. E non ci sono i punti a tenere insieme i cocci, solo parole.
Dal primo ascolto si intuisce che si ha di fronte un album in grado di rapire nell’immediato. La band dal nome pirandelliano propone un noise/post-rock maturo, che non si incontra così facilmente. Le sonorità sono vissute al punto che riuscirebbero a parlare da sole, anche senza la componente lirica. Il mood del lavoro viene trasmesso attraverso le note e grazie a ciò il tutto assume un taglio particolare, profondo.
A completare il quadro vi sono i testi, intrisi di una poetica devastante. Le immagini evocate sono intense, palpabili e dotate di una forza spiazzante, in grado di far vibrare dentro. La voce si esprime in quei versi che raccontano di lacrime, di carne e di morsi. Ogni canzone è come una stagione d’autunno, sempre in una caduta malinconica ed inevitabile. Ogni canzone è un punto di sutura per quella giara, anche mentre rotola via.
Se vivere sembra difficile in certe situazioni, tanto vale provare a sopravvivere con tutti i mezzi concessi. Ne parlavo giusto l’altra sera con un mio amico. In fondo, cosa vuoi che sia un uragano negli occhi?
[…] E anche questa volta la loro musica è una scossa che scuote la terra, le ossa, l’aria. Buona Sopravvivenza ha suonato a lungo nei cuori di molti, mostrando un’intimità che pochi hanno il coraggio di […]
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